Interculturalità, un valore aggiunto per l’azienda?
“Non voglio che la mia casa sia circondata da mura e che le mie finestre siano sigillate. Voglio che le culture di tutti i paesi possano soffiare per la mia casa con la massima libertà.”
Mahatma Gandhi
In conseguenza alle dinamiche della mondializzazione, dell’amplificazione di fenomeni migratori e della gestione degli espatriati, una comprensione approfondita dei meccanismi interculturali è diventata sempre più indispensabile per l’azienda.
Che cosa si intende esattamente con il termine «interculturale»?
Secondo Michel Sauquet, scrittore, consulente e autore del libro “L’intelligenza interculturale” (Edizioni Charles Léopold Mayer), il concetto stesso d’interculturale risiede nel prefisso “inter” che implica una vera relazione tra diverse culture e non ad una semplice coesistenza tra le stesse.
Come affermava Claude Lévi-Strauss, antropologo ed etnologo francese «l’importante non è aprire gli altri alla ragione, ma aprirsi alla ragione degli altri».
Aprirsi agli altri e al tempo stesso rimettersi in discussione
In azienda, aprirsi all’interculturalità può costituire un grande valore aggiunto ma richiede un impegno costante e l’apertura ad interrogarsi sulle proprie pratiche manageriali.
Come coordinare il lavoro tra persone di culture diverse? Come facilitare le interazioni e infondere la cooperazione indispensabile al buon funzionamento aziendale? Come cogliere, comprendere e decodificare i segnali deboli legati alle disparità culturali? Come fondare una cultura comune che vada al di là degli attriti tra culture?
Rispondere a tutte queste domande richiede una reale volontà di mettersi in discussione da parte dell’azienda e una strategia forte che sappia essere un ponte tra diverse culture e che sappia accompagnare i manager e tutto il personale nella gestione dell’interculturalità.
Accogliere l’interculturalità come leva di performance
Sforzarsi di vedere l’interculturalità come valore aggiunto e non come fonte di problemi significa scegliere la strada per valorizzare la diversità e la molteplicità dei profili presenti in azienda lavorando sulla coesione e lo spirito di gruppo nell’interesse collettivo. A tal fine, è necessaria una visione chiara da parte delle Direzione e, allo stesso tempo, un piano per renderla esplicita, condivisa e incarnata a tutti i livelli dell’organizzazione.
In questa logica, il manager locale ha un ruolo chiave nel promuovere una cultura inclusiva sul campo, agendo in modo coerente perché le differenze diventino un valore aggiunto e l’interculturalità porti idee nuove e una molteplicità di visioni per spingersi ancora più avanti tutti insieme.
Lo «smart-working», che si è ulteriormente imposto in tempi recenti in seguito alla crisi pandemica, potrebbe rivelarsi una reale opportunità per l’interculturalità. In effetti, questa nuova configurazione di lavoro riduce le distanze geografiche e finisce per rafforzare la prossimità, anche se virtuale, il che dovrebbe in ultima analisi facilitare l’adattamento delle persone e stabilire una cultura comune basata sul rispetto delle differenze e dell’apporto di ciascuno.
Le sfide del coaching interculturale
Il coaching interculturale è importante per dirigenti e manager per aiutarli sviluppare ulteriormente l’ascolto e l’attenzione a queste dinamiche, incoraggiare una mentalità aperta e libera da pregiudizi, stimolare la capacità a guardare la realtà sotto diverse angolazioni, fornire una chiara griglia di lettura dell’elemento interculturale per trarne il massimo vantaggio sia per l’azienda che per i suoi collaboratori.
Cosa ne pensi? In che termini l’interculturalità è una sfida per te o per la tua azienda?
Hai mai sentito la necessità di migliorare il tuo approccio all’argomento?
Perché non ne parliamo insieme?
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